09/02/12

Outtakes




























L'equivalente dance del concetto molto rock di "supergruppo": così può essere definito a grandi linee il progetto Visionquest. Le otto mani coinvolte sono quelle di Seth Troxler, Lee Curtiss, Ryan Crosson e Shaun Reeves, quattro detroitiani espatriati a Berlino, tutti e quattro già noti per conto loro e da qualche tempo anche attivi come collettivo, protagonisti di dj set, live set e remix, e gestori di un'etichetta omonima (Tale Of Us, Benoit & Sergio, Dinky). La loro prima uscita pubblica è Fabric 61, attesissimo mix album per la rinomata serie legata al locale londinese; la loro missione? Completare il ritorno a casa a una certa house più lenta, sensuale, accogliente e spirituale dopo la sbornia minimalista, conservando però la tendenza alla sottrazione e alla ripetizione mandata a memoria nel primo decennio del nuovo secolo. Una voglia che sembra dominare produzioni e set dell'ultimo paio di anni - nessuno è stato minimale, se chiedete in giro, come nessuno ha votato Berlusconi - e che in questi settanta minuti emerge forte e chiara. Belle tracce innanzitutto (The Sound of Violence dei Cassius in versione Franco Cinelli, ad esempio, fulcro della prima parte del mix; o I'm Free di Catz ' Dogz e Paul Randolph, Carl Craig remix; o Can't Buy Love di Acquarius Heaven e Dani Siciliano), scelte senza lasciarsi troppo ossessionare dalla novità, dall'esclusività o dal virtuosismo. "Abbiamo preso in considerazione," racconta Reeves, "quanto una canzone fosse senza tempo, e abbiamo scelto dal nostro passato e dal nostro presente per raccontare la nostra storia. L'inizio è molto rappresentativo del suono del dj set Visionquest, mentre il finale mostra il lato eclettico dell'etichetta. Si va dalla musica per club alla musica per la vita." Nulla da aggiungere.

Nessun commento:


Cerca in Soul Food

Archivio