20/12/02

Non esattamente la colonna sonora ideale per una rissa tra pusher a colpi di bottiglie rotte proprio qua sotto la mia finestra, nè dal punto di vista della musica nè da quello del titolo. L'opposto della purezza che questo disco emana.

126. David Axelrod “Song Of Innocence” 1968. (cd usato, EMI, € 9.00).
Dopo essermi esaltato per il suo omonimo ritorno sulle scene dell’anno scorso (vedi archivio di luglio), patrocinato da DJ Shadow, scovo uno degli album che del losangeleno dai capelli bianchi hanno contribuito a creare la leggenda. E a ragione, direi.
Ispirato al lavoro del poeta William Blake, “Song Of Innocence” è il primo album a lui intestato dopo gli exploit come produttore e arrangiatore (Cannonball Adderley, Lou Rawls, Electric Prunes). Solo ventisette minuti e poco più, ma perché la scarsa durata deve essere un limite per un disco così bello? Prendete l’iniziale “Urizen”, che si sviluppa su una classica orchestrazione solare e perfetta tipicamente Axelrod e nel bel mezzo tira fuori un groove potentissimo degno del migliore Herbie Hancock e poi ritorna al tema iniziale tra strati di archi cinematicissimi. E il resto continua su questo tenore. Che uomo.

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