06/02/02

f6. “Il Favoloso Mondo Di Amelie” di Jean-Pierre Jeunet, 2001. (AMG).
Coincidenza un po’ stiracchiata, ma pur sempre coincidenza.
Non vedevo un film in questa sala dal novembre del 1996, e proprio la sera in cui decido di tornarci torna pure in qualche piccola maniera il novembre del 1996. Dolce, lontano, non atteso e non richiesto. C’era un film di Abel Ferrara quella sera, forse “Fratelli”, ma sinceramente non me ne ricordo nemmeno un pezzetto, del film.
Scoraggiato dal trailer e dalla nazionalità, ma incoraggiato da ben tre pareri eccellenti, scelgo Amelie e rimando “Hijos” alla prossima settimana. Scelta azzeccata.
La prima cosa che dico, una volta fuori: “Questo film è un Classico”. Nella casistica del post precedente, come avrete notato, Classico non c’è. Lo aggiungo io ora, riservandomi il diritto di aggiungere categorie a piacimento ed evitare così giudizi troppo ragionati e concreti.
Ed è pure Importante, perché affronta temi in fondo vecchi come il mondo, ma li affronta colpendo violentemente come ogni vero sentimento banale, e in una maniera tutta sua.
Favola caramellata e terribilmente umana, meravigliosa nelle immagini e nei colori, in cui vivono personaggi da cartone animato d’epoca, puri.
L’amore, l’innamoramento, la felicità, la pace interiore, il donare disinteressato, un film francese. Non sono impazzito, è tutto vero.
Se lo avessi visto sei o sette anni fa, avrebbe avuto serissime possibilità di cambiarmi la vita. Adesso fa quello che può, ma io non collaboro.

d11. Aretha Franklin “Aretha Now” 1968. (cd Atlantic, nuovo, € 8.54, AMG).
Sì, certo, come no, ne ha parlato Cilìa su “Blow Up” (in quella che è di gran lunga la migliore pagina della rivista) e adesso lui si va a comprare i dischi di Aretha Franklin finalmente sdoganata per il pubblico con la puzza al naso.
Felice di deludervi, in un certo senso. La mia “riscoperta” della divina Aretha comincia ai primi di dicembre 2001, con un regalo di compleanno a me stesso in un negozio di usato che non visitavo da troppo tempo, insieme a altre cosette e, finalmente, al primo cofanetto “Nuggets”. Proprio lì, dopo avergli dedicato sguardi languidi ogni giorno di lavoro da Ricordi e in ogni visita seguente, ho comprato ”I Never Loved A Man The Way I Love You”. Dicono sia l’album soul più bello di tutti i tempi, ed è probabile. Di sicuro titolo e copertina valgono da soli l’acquisto, anche senza l’ascolto, perché un disco con quel titolo e quella copertina è bello PER FORZA.
Allo stesso periodo della carriera di Lady Soul risale questo album, di un anno seguente. “Aretha Now” è più breve e meno perfetto del predecessore, ma è testimone del medesimo Stato Di Grazia ed arde della stessa struggente, indomabile passione.
Lo apre “Think”, sulla quale non penso di avere nulla da dirvi. Peccato che una infelice track-list spezzi subito il ritmo con una peraltro splendida versione di “I Say A Little Prayer” di Burt Bacharach, ma “See Saw” spinge di nuovo sull’acceleratore del rhythm’n’blues.
I restanti sette pezzi sono divisi piuttosto equamente fra up-tempo killer (“A Change” su tutti) e ballate soul-blues altrettanto killer ("You Send Me" di Sam Cooke come sopra). La band non mette-una-nota-una fuori posto, il controcanto delle Sweet Inspirations è puntuale e costante. Aretha è, come sopra, divina.

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